IMMIGRAZIONE, CARITAS ITALIANA E CONSORZIO COMMUNITAS: RAFFORZARE CORRIDOI UMANITARI PER STUDENTI RIFUGIATI

I corridoi umanitari per studenti universitari diventino un modello di accoglienza per tutto il nostro Paese. A lanciare l’appello sono il Consorzio Communtias assieme a Caritas Italiana. L’occasione è stata la tavola rotonda “Refugee Sponsorship and Student pathways” organizzata da ICMC Europe, Consorzio Communitas e con la collaborazione di Caritas Italiana nell’ambito del Progetto SHARE QSN. All’iniziativa hanno partecipato i responsabili dei progetti di accoglienza per studenti rifugiati organizzati in Germania, Gran Bretagna, Canada, Stati Uniti e Australia.
Dal 2019 abbiamo avviato il progetto dei corridoi umanitari UNICORE che consentono di avere delle vie legali di ingresso per motivi di studio a studenti titolari di protezione internazionale in Etiopia – spiega Daniele Albanese di Consorzio Communitas, che è a supporto di Caritas Italiana per il tutoraggio territoriale – il progetto fa parte di un’azione mondiale, la Global Task Force on Education Pathways che riunisce Stati, organismi regionali e internazionali, settore privato, ONG. Oggi infatti solo il 3% della popolazione rifugiata ha accesso ad un’Istruzione di alto livello.

Quest’anno UNICORE, coordinato da UNHCR Italia, arriverà alla sua terza edizione, ampliando i suoi numeri. A settembre verranno accolti 45 i giovani in 24 diversi Atenei italiani. Per adesso il progetto coinvolge solo l’Etiopia, da cui sono arrivate oltre 500 candidature, in cui sono già attivi i corridoi umanitari gestiti da Caritas Italiana e Gandhi Charity.

-Il numero di richieste e di accoglienze aumenta ogni anno – riprende Daniele Albanese – a dimostrazione di quanto sia necessario rafforzare percorsi di ingresso regolari per chi fugge da guerre o fame. Parliamo di uomini e donne che hanno il diritto di inseguire le proprie aspirazioni, di diventare ingegneri, agronomi, tecnici specializzati. Una nuova generazione di cittadini del mondo pronta a contribuire alla crescita economia e sociale dell’Italia o a tornare a casa per cambiare il proprio Paese di origine.

Come nascono i Corridoi per studenti universitari? A spiegarlo è Oliviero Forti, Responsabile dell’Ufficio Politiche migratorie e protezione internazionale di Caritas Italiana. Per prima cosa raccogliamo le disponibilità degli Atenei ad accogliere studenti rifugiati. Il secondo passo è la pubblicazione dei bandi sui siti delle università e su quello del progetto. Lo step successivo è dare pubblicità ai bandi nei campi profughi in Etiopia, online, nelle università etiopi e tramite le associazioni di studenti rifugiati o altre ONG che operano a favore dei rifugiati. Questa fase avviene con il supporto decisivo dell’UNHCR Etiopia di Gandhi Charity. Raccolte e valutate la varie candidature organizziamo una missione in Etiopia per incontrare gli studenti. Infine, in accordo con l’ambasciata italiana di Addis Abeba, vengono preparati i vari documenti necessari all’ingresso con visto per motivi di studio.

Come ha ricordato il prof. Marco Borraccetti dell’Università di Bologna, da cui il progetto a preso il via nella prima edizione del 2019 – A questi studenti non basta garantire una laurea, bisogna metterli nelle condizioni di poter decidere del proprio futuro. E’ fondamentale che alla borsa di studio vengono affiancati altri interventi come l’accoglienza in famiglia, il supporto economico e psicologico, oltre a percorsi di inserimento lavorativo.

Il programma infatti non rimane circoscritto all’ambito universitario, ma prevede anche un sostegno all’inserimento sociale. Ciò avviene grazie all’intervento delle Caritas Diocesane, in collaborazione con la Diaconia Valdese, che individuano operatori e famiglie tutor che per due anni diventano i punti di riferimento dello studente. In città come Milano, ad esempio, l’azione è portata avanti dalla  Caritas Ambrosiana e Diaconia Valdese in collaborazione con tre Università: la Statale, la Bicocca e la Bocconi.

Il progetto un grande supporto da parte delle ambasciate italiane e del Ministero degli Affari Esteri Cooperazione Internazionale – spiega Giovanna Corbatto di Consorzio Communitas nel suo intervento – ma vorremmo che questo tipo di programmi ricevessero un forte mandato politico per trasformarsi in interventi più ampi, scalabili e sostenibili nel lungo periodo. Solo così sarà possibile creare delle vie di ingresso stabili e sicure per tanti di giovani studenti rifugiati, oggi costretti a viaggi della speranza che spesso finiscono in tragedia.