Rafforzare la cooperazione tra gli attori dell’integrazione e investire nelle reti che sostengono le persone fragili, attivare corridoi di ingresso regolare dei migranti.
Sono queste le proposte sostenute dal Consorzio Communitas in occasione dei numerosi incontri e seminari del Festival Sabir svoltosi lo scorso weekend a Lecce a cui il Consorzio ha preso parte attivamente.
Dall’incontro “La grande transizione: il lavoro oggi tra sfide ed opportunità” Daniela Albanese (Consorzio Communitas) ha evidenziato una forte sofferenza della popolazione straniera nella fase post-pandemia, con oltre 1,5 milioni di stranieri in stato i povertà. Allo stesso tempo però ci sono forti segnali di vivacità, come l’aumento di imprenditori stranieri ( +30% negli ultimi 10 anni) e la presenza degli stranieri in professioni essenziali come medici, infermieri che hanno contribuito a combattere il Covid. Dati che dimostrano, come ha sottolineato Monica Molteni, l’esigenza di avere delle politiche attive del lavoro ad hoc per queste persone e percorsi di accoglienza con sistemi premianti legati al raggiungimento di determinate competenze, a partire da quella linguistica.
Altro tema centrale affrontato dal Consorzio è stato quello dei corridoi di ingresso legale dei migranti. Nell’incontro “Percorsi di ingresso legale” sempre Daniele Albanese ha portato la sua esperienza sul campo di operatore con alle spalle tante missioni in Africa. “Sui corridoi umanitari siamo in attesa di un nuovo protocollo per gestire la crisi afgana, ma resta l’impreparazione dell’Italia e dell’Europa davanti a queste emergenze. Manca un sistema europeo di screening e selezione delle persone in transito, così come manca un sistema di asilo comune europeo che eviterebbe la fuga delle persone da un paese all’altro in cerca di maggiori diritti. In Italia, nonostante le tante difficoltà, abbiamo dei corridoi umanitari innovativi e all’avanguardia che ci permettono di conoscere e selezionare le persone e di trovare le comunità che li accoglieranno.
I corridoi dedicati agli studenti universitari ci ha fatto capire che le persone in fuga dal proprio Paese possono essere rappresentate per il loro valore e capacità, e non solo con la propria fragilità. Tutti questi elementi ci fanno capire che serve mettere a sistema i vari progetti ed esperienze anche per cambiare la cultura e il modo di vedere l’accoglienza in Italia. Partendo dalle storie di chi arriva, guardando il mondo dal loro punto di vista, possiamo davvero cambiare anche le politiche migratorie del nostro Paese.
Communitas ha portato il proprio contributo presentando due importanti progetti di accoglienza e tutela dei migranti protagonisti di diversi incontri e seminari: la Rete Sipla e la seconda edizione di “Fra Noi”.
Sipla è la rete costruita dal Consorzio Communitas ed Arci Nazionale che sta tutelando migliaia di lavoratori agricoli stranieri contro lo sfruttamento e il caporalato. Sostenuta dai fondi FAMI e dai fondi FSE coinvolge oltre 50 soggetti del terzo settore distribuiti in 15 regioni. Come ha sottolineato il coordinatore del Sipla Nord Alessandro Armando “la Rete Sipla nasce in continuità con il progetto Presidio di Caritas Italiana. Durante la pandemia la situazione dei lavoratori agricoli è peggiorata. Con questo progetto stiamo intervenendo anche su territori dove, erroneamente, si pensa che il caporalato non esista. Un primo grande risultato raggiunto è stato quello di aver fatto emergere in molte comunità la presenza dello sfruttamento lavorativo, e la risposta di cittadini, imprenditori, enti locali e associazioni è stata forte. –
L’altro progetto presentato è il “Fra Noi”. Si tratta di un intervento nazionale giunto alla sua seconda edizione nazionale finanziato dal Ministero degli Interni con il Fondo Asilo Migrazione e Integrazione (FAMI) che punta ad integrare stabilmente persone titolari di protezione internazionale nelle comunità locali. Come ha spiegato Tiziana Ferrittu, Project Manager di Fra Noi, il progetto si muove su 14 regioni grazie al lavoro di 16 partner. L’aspetto innovativo è la volontà di sensibilizzare le comunità locali coinvolgendole nei percorsi di accoglienza. In questo modo l’inclusone diventa un pezzo importante del sistema di welfare dei territori.
Sabir è stata l’occasione per tornare a vedersi e stare insieme, fare il punto su progetti e azioni del Consorzio e rilanciare l’azione su tanti territori. Un impegno costante possibile solo grazie alla grande rete e alla comunità Communitas costruita in costante crescita.
Sono queste le proposte sostenute dal Consorzio Communitas in occasione dei numerosi incontri e seminari del Festival Sabir svoltosi lo scorso weekend a Lecce a cui il Consorzio ha preso parte attivamente.
Dall’incontro “La grande transizione: il lavoro oggi tra sfide ed opportunità” Daniela Albanese (Consorzio Communitas) ha evidenziato una forte sofferenza della popolazione straniera nella fase post-pandemia, con oltre 1,5 milioni di stranieri in stato i povertà. Allo stesso tempo però ci sono forti segnali di vivacità, come l’aumento di imprenditori stranieri ( +30% negli ultimi 10 anni) e la presenza degli stranieri in professioni essenziali come medici, infermieri che hanno contribuito a combattere il Covid. Dati che dimostrano, come ha sottolineato Monica Molteni, l’esigenza di avere delle politiche attive del lavoro ad hoc per queste persone e percorsi di accoglienza con sistemi premianti legati al raggiungimento di determinate competenze, a partire da quella linguistica.
Altro tema centrale affrontato dal Consorzio è stato quello dei corridoi di ingresso legale dei migranti. Nell’incontro “Percorsi di ingresso legale” sempre Daniele Albanese ha portato la sua esperienza sul campo di operatore con alle spalle tante missioni in Africa. “Sui corridoi umanitari siamo in attesa di un nuovo protocollo per gestire la crisi afgana, ma resta l’impreparazione dell’Italia e dell’Europa davanti a queste emergenze. Manca un sistema europeo di screening e selezione delle persone in transito, così come manca un sistema di asilo comune europeo che eviterebbe la fuga delle persone da un paese all’altro in cerca di maggiori diritti. In Italia, nonostante le tante difficoltà, abbiamo dei corridoi umanitari innovativi e all’avanguardia che ci permettono di conoscere e selezionare le persone e di trovare le comunità che li accoglieranno.
I corridoi dedicati agli studenti universitari ci ha fatto capire che le persone in fuga dal proprio Paese possono essere rappresentate per il loro valore e capacità, e non solo con la propria fragilità. Tutti questi elementi ci fanno capire che serve mettere a sistema i vari progetti ed esperienze anche per cambiare la cultura e il modo di vedere l’accoglienza in Italia. Partendo dalle storie di chi arriva, guardando il mondo dal loro punto di vista, possiamo davvero cambiare anche le politiche migratorie del nostro Paese.
Communitas ha portato il proprio contributo presentando due importanti progetti di accoglienza e tutela dei migranti protagonisti di diversi incontri e seminari: la Rete Sipla e la seconda edizione di “Fra Noi”.
Sipla è la rete costruita dal Consorzio Communitas ed Arci Nazionale che sta tutelando migliaia di lavoratori agricoli stranieri contro lo sfruttamento e il caporalato. Sostenuta dai fondi FAMI e dai fondi FSE coinvolge oltre 50 soggetti del terzo settore distribuiti in 15 regioni. Come ha sottolineato il coordinatore del Sipla Nord Alessandro Armando “la Rete Sipla nasce in continuità con il progetto Presidio di Caritas Italiana. Durante la pandemia la situazione dei lavoratori agricoli è peggiorata. Con questo progetto stiamo intervenendo anche su territori dove, erroneamente, si pensa che il caporalato non esista. Un primo grande risultato raggiunto è stato quello di aver fatto emergere in molte comunità la presenza dello sfruttamento lavorativo, e la risposta di cittadini, imprenditori, enti locali e associazioni è stata forte. –
L’altro progetto presentato è il “Fra Noi”. Si tratta di un intervento nazionale giunto alla sua seconda edizione nazionale finanziato dal Ministero degli Interni con il Fondo Asilo Migrazione e Integrazione (FAMI) che punta ad integrare stabilmente persone titolari di protezione internazionale nelle comunità locali. Come ha spiegato Tiziana Ferrittu, Project Manager di Fra Noi, il progetto si muove su 14 regioni grazie al lavoro di 16 partner. L’aspetto innovativo è la volontà di sensibilizzare le comunità locali coinvolgendole nei percorsi di accoglienza. In questo modo l’inclusone diventa un pezzo importante del sistema di welfare dei territori.
Sabir è stata l’occasione per tornare a vedersi e stare insieme, fare il punto su progetti e azioni del Consorzio e rilanciare l’azione su tanti territori. Un impegno costante possibile solo grazie alla grande rete e alla comunità Communitas costruita in costante crescita.